Nel solco di una tradizione pittorica che si nutre di incanti, di visioni, di sogni e di sonno, che va da František Kupka a Maximilián Pirner, da Josef Mandl a Jaroslav Panuška, innestandovi la lezione del Rinascimento italiano e le aeree malie di Marc Chagall, s’inserisce la pittrice Bohunka Waageová. In una struggente poesia intitolata “Le cri”, Émile Verhaeren aveva pianto la morte continua e invisibile che ci circonda: quella dei fiori, degli insetti, il disfarsi di ali e di steli. Delle piccole cose – animate e non – Bohunka Waageová sembra cantare invece la gioia di vivere. Nei suoi dipinti dai colori spesso vivaci, nel suo mondo vorticoso in cui sublimi s’inseguono sensualità e sovrannaturale, nelle sue delicate litografie, emerge una spiritualità carnosa dalla quale ci piacerebbe essere avvolti. La luce è al contempo mistero e rivelazione. L’angelo è una presenza che rinfranca. Ascoltiamo dunque le parole di quest’artista, nella sua casa bella e sovraccarica e nella persistente magia di Praga.
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